Una cascina fuori dal tempo in cui nascere donna è solo un inconveniente: «Iniziamo con un veleno, il tuo» è il racconto di Valeria Disagio

Please could you stop the noise?
I’m trying to get some rest
From all the unborn chicken
Voices in my head
Radiohead, Paranoid Android
A maggio le prime a invaderci sono le formiche. Dopo le formiche, arrivano le lumache, poi i ragni coi loro nidi di zucchero filato e infine le orde di cuccioli di ratti. C’è da proteggere il cibo, scacciare gli insetti, difendere il pollaio e andare a caccia di lumache. Sale grosso, cannella e lavanda contro le formiche. L’odore della ruta, dell’assenzio e della menta tengono lontano i ratti e una pacciamatura di felci, gusci d’uova e cenere fa da scudo alle lattughe e le cicorie. Nell’attesa che la Natura ritrovi il suo equilibrio e quell’armonia tra prede e predatori, tra fame e risorse disponibili, tra ciò che deve stare dentro e ciò che deve stare fuori.
Mi chiamo Adele, ho 17 anni e abito in Cascina Stribiana. Si chiama così perché è nostra e un lungo recinto elettrificato stringe in un abbraccio la proprietà. Scosse elettriche per chiunque cerchi di entrare o di uscire. Odio la polvere che insiste a cadere su ogni cosa che è nostra, la gramigna che invade il giardino e odio mio padre, mio zio e mio fratello Chicco, così arguto da frequentare la scuola paritaria. Al contrario di me e Nina, la demente, per cui nostro padre ha preferito un percorso pedagogico domestico. Homeschooling per non respirare la stessa aria di chi insegna la parità, accetta stranieri in classe e contesta l’inalienabile verità biologica che distingue un uomo da una donna. O che vaccina i propri figli per proteggerli da quelle malattie che gli sta inoculando. Lontane da loro, lontane da tutti.
